L’ecografia o ecotomografia, è una tecnica tomografica e fornisce immagini corrispondenti a sezioni delle strutture corporee esaminate.
A differenza della radiologia convenzionale e della TC utilizza una forma di energia non ionizzante ossia gli ULTRASUONI.
Questi sono onde di tipo meccanico, della stessa natura dei suoni percepiti dall’orecchio umano, ma di frequenza più elevata, superiore a 20.000 Hz, quindi non sono udibili.
Gli US trasportano energia sotto forma di movimento di oscillazione delle particelle che costituiscono il mezzo materiale per potersi propagare e non possono quindi progredire nel vuoto.
Un fascio ultrasonoro, nell’attraversamento delle strutture corporee, subisce una serie di riflessioni, che stanno alla base delle immagini ecografiche. Quando il fascio di US incontra la superficie di separazione (detta interfaccia) tra due tessuti aventi diversa impedenza acustica, parte dell’energia viene riflessa, mentre la restante parte viene trasmessa e prosegue il suo percorso nel secondo mezzo fino ad incontrare una seconda interfaccia. Quanto più disomogenea è la struttura corporea esaminata, tanto più numerose sono le interfacce e quindi tanto più numerosi sono gli echi da queste generati; inoltre, quanto maggiore è la differenza d’ impedenza acustica tra due superfici contigue attraversate dal fascio ultrasonoro, tanto più intensi sono gli echi che vengono prodotti.
Le sorgenti di US impiegate in ecografia sono costituite dai trasduttori (ceramiche, quarzi che attraversati da una corrente elettrica, subiscono modificazioni di forma al alta frequenza e in conseguenza di tali deformazioni emettono US).
Durante l’esame ecografico il trasduttore (componente della sonda che poggia sulla superficie corporea di interesse) alterna fasi di produzioni di onde ultrasonore a fasi di “ascolto”, in cui riceve gli echi riflessi.
L’emissione è quindi caratterizzata dalla produzione di una serie d’ impulsi, separati da un intervallo di tempo prestabilito.
Il trasduttore è in grado di rilevare gli echi di ritorno, che raggiungono la sua superficie nell’intervallo di tempo che intercorre tra l’emissione di un impulso e l’impulso successivo (tempo d’ascolto): la frequenza di emissione condiziona quindi la durata del tempo di ascolto e la profondità massima dalla quale questi echi possono provenire. Echi provenienti da profondità maggiori impiegano, per raggiungere il trasduttore, tempi maggiori del tempo di ascolto e non vengono cosi rilevati.
La frequenza può essere quindi ridotta per aumentare la profondità della scansione, a scapito però di una minore risoluzione spaziale dell’immagine: tanto maggiore è la frequenza di scansione, tanto più alta è la risoluzione spaziale lungo l’asse di propagazione del fascio ultrasonoro; viceversa al crescere della frequenza, diminuisce il potere di penetrazione del fascio.
Nell’ecografia bidimensionale gli echi di ritorno al trasduttore sono convertiti in segnali elettrici, che vengono quindi rielaborati da un computer in segnali luminosi, di intensità variabile ( secondo una scala di 256 tonalità di grigio), proporzionale all’intensità degli echi stessi.
In sintesi, a seconda delle differenze di impedenza acustica a livello delle singole interfacce e del numero delle interfacce presenti nelle strutture esaminate , si ottengono differenti pattern ecografici.
Le strutture che generano echi numerosi e intensi sono iperecogene (colore grigio chiaro, che tendendo al bianco) in particolare le strutture ad elevata densità come le calcificazioni o l’osso che sono dotate di un elevato potere di rilessione del fascio ultrasonoro.
Viceversa le strutture che generano echi scarsi e attenuati sono ipoecogene (colore grigio scuro e tendente al nero).
Infine ci sono le omogenee, come quelle a contenuto liquido come l’urina o la bile, non generano echi riflessi e vengono definite anecogene (colore nero).
Nello studio dei vasi sanguigni le tecniche doppler integrano l’ecografia b-mode, permettendo di acquisire informazioni relative alla presenza di flusso ematico, alla sua direzione e alla sua tipologia: arteriosa o venosa. Inoltre permette di analizzare le caratteristiche dinamiche, al fine di rilevare situazioni fisiologiche o patologiche.
L’effetto doppler è un fenomeno fisico per il quale la frequenza di un’onda ultrasonoro che incontra un oggetto in movimento subisce una variazione proporzionale alla velocità di movimento dell’oggetto; in aumento se l’oggetto è in avvicinamento o in diminuzione se si allontana rispetto al trasduttore.
L’effetto doppler è sfruttato in ecografia per rilevare o quantificare il flusso sanguigno all’interno dei vasi.
I globuli rossi sono i principali responsabili della riflessione delle onde ultrasonore all’interno dei vasi sanguigni.
emissione continua di US. La caratteristica di questa tecnica è che il segnale di ritorno proviene da tutti i vasi compresi lungo la linea di vista del fascio US anche a profondità diverse; non è possibile quindi differenziare da dove provviene il segnale.
si ha l’emissione pulsata di US. Il segnale di ritordo viene da un singolo vaso, prescelto posizionandovi. È possibile qindi esaminare il flusso ematico del vaso interessato.
Le modalità di utilizzazione del sistema Doppler pulsato sono 3 :
- l’eco doppler (ED) combina un’immagine ecografica b-mode con la simultanea rilevazione del segnale doppler a livello di un volume campione all’interno di un vaso.
- l’ecocolor-doppler (CD) è una modalità di visualizzazione che integra le informazioni derivanti dal segnale doppler sul flusso ematico (direzione e velocità) con l’immagine ecotomografica B-mode in scala di grigi.
Le informazioni sul flusso rilevato nei vasi sono rappresentate secondo un codice cromatico, in cui il rosso identifica il flusso in avvicinamento al trasduttore, mentre il blu indica il flusso in allontanamento. Le variazioni di tonalità del blu e del rosso indicano la velocità di flusso all’interno del vaso.
Il CD offre la possibilità di valutare le caratteristiche morfologiche del distretto vascolare.
- Il power-doppler (PD) è una modalità di CD che non riconosce la direzione del flusso e utilizza un solo colore, il quale è espressione non della velocità ma della quantità dei GR che fluiscono all’interno dei casi di più piccole dimensioni caratterizzati da velocità molto lente.
Infermiera Elisa Ronzullo